Anderson Castle by Connie Furnari

Anderson Castle by Connie Furnari

autore:Connie Furnari [Furnari, Connie]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9781519342522
Google: zhv9jgEACAAJ
Amazon: B018USME9I
editore: Babelcube Inc.
pubblicato: 2015-11-18T00:00:00+00:00


***

La macchina della famiglia Anderson era una Rolls Royce d’epoca, color avorio: James li fece entrare e lasciò il posto accanto al conducente ad Archie. Quello che il ragazzo evitò di dimenticare a casa fu il teschio che aveva trovato nella torre in cui era stato ucciso suo zio e che aveva tenuto per tutta la notte in una delle tasche del pigiama.

Per quanto insignificante potesse sembrare, lui era convinto che non fosse un semplice osso: ricordava ancora molto bene la ragnatela verde e luminosa che aveva creato, quando lo aveva stretto in mano. Il teschio era collegato alla morte di Lord Archibald e finché non avesse scoperto in che modo, lo avrebbe portato con sé.

«È una bella auto» ribadì Archie, per non farsi vedere troppo pensieroso.

«Lord Archibald comprò quest’automobile anni fa» rispose James, «ha sempre amato gli oggetti introvabili e rari.»

Il ragazzo colse l’occasione per chiedere se suo zio non possedesse anche una rara edizione di un libro di Oscar Wilde, tra le sue collezioni.

«Che io sappia, no.» L’autista scosse il capo. Lo sapeva con certezza perché aveva sempre pulito lui quella camera: Lord Archibald non permetteva che nessun altro vi entrasse.

«Forse qualcuno lo ha regalato alla famiglia Anderson, dopo aver assistito al funerale?» insistette il ragazzo.

«Non credo, Milord. Al funerale abbiamo partecipato solo io e Sir Frank…»

Il ragazzo sospirò deluso.

Nel giro di mezz’ora, raggiunsero la periferia di Londra ma James non ebbe pace finché non lasciò i ragazzi al centro della città, malgrado Archie lo pregasse di non viziarli troppo.

Alla fine decisero di comune accordo che l’autista sarebbe tornato a prenderli alle nove di sera, nello stesso posto in cui li aveva lasciati: nella piazza del Parlamento.

Penny contemplò entusiasta le architetture che li circondavano. «È una città spettacolare! Una ventata d’aria fresca, dopo aver trascorso una giornata intera dentro un castello stregato.»

«Vi annuncio che per oggi non voglio più sentir parlare di fantasmi.» Daphne si rivolse decisa agli amici.

«Giusto» concluse Rigger. «Godiamoci questo giorno di vacanza, visto che sicuramente domani saremo morti.»

Ognuno telefonò ai propri genitori per far sapere, sotto dettatura di Archie, che andava tutto bene e che sarebbero tornati a Jersey City il primo di Novembre.

Archie rimase per ultimo e quando compose il numero dello studio legale di suo padre, si accertò che gli altri fossero tanto distanti da non sentire.

«Perché ieri non hai chiamato? È successo qualcosa?» lo rimproverò Bill.

«No, va tutto bene» mentì il figlio. «C’è stata una forte tempesta e la luce elettrica dentro il castello è saltata. Stiamo aspettando che arrivi il tecnico.»

Poi disse con chiarezza «Sai papà, ho conosciuto uno dei parenti inglesi. Mi ha detto di chiamarsi Frank e di essere il fratellastro dello zio Archibald. Tu lo conosci?»

«Frank» ripeté l’uomo. «Frank Anderson... Non ricordo con esattezza, ma credo che tutti i nostri parenti siano qui in America, come ti avevo detto. Non ho mai sentito prima un nome simile.»

Archie non reagì e suo padre notò un’evidente apprensione nell’attesa. «Figliolo, c’è qualcosa che non va? Mi sembri preoccupato. Tu e



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